“ Ricorda Maria nel Libro, quando si allontanò dalla sua famiglia, in un luogo ad oriente.
Tese una cortina tra sé e gli altri. Le inviammo il Nostro Spirito, che assunse le sembianze di un uomo perfetto.
Disse [Maria]: «Mi rifugio contro di te presso il Compassionevole, se sei [di Lui] timorato!».
Rispose: «Non sono altro che un messaggero del tuo Signore, per darti un figlio puro».
Disse: «Come potrei avere un figlio, ché mai un uomo mi ha toccata e non sono certo una libertina?».
Rispose:«È
così. Il tuo Signore ha detto: ” Ciò è facile per Me? Faremo di lui un
segno per le genti e una misericordia da parte Nostra. È cosa
stabilita”».
Lo concepì e, in quello stato, si ritirò in un luogo lontano.
I
dolori del parto la condussero presso il tronco di una palma. Diceva:
“Me disgraziata! Fossi morta prima di ciò e fossi già del tutto
dimenticata!”.
Fu chiamata da sotto: “Non ti affliggere,
ché certo il tuo Signore ha posto un ruscello ai tuoi piedi; scuoti il
tronco della palma: lascerà cadere su di te datteri freschi e maturi”
Sembra
tutto questo una bella favola, eppure fa parte della Sura 19,16-25 del
Corano dedicata a Maryam (Maria). Nel proporre come parrocchia gli
auguri natalizi prendiamo spunto da questi versetti del Corano,
conoscendo bene quanto l’evangelista Luca a tale riguardo scrive nel suo
Vangelo. Richiamiamo questi aspetti che danno un tocco di femminilità
per togliere quell’ aggressività così presente nel vivere quotidiano.
Siamo chiamati a far riscoprire la bellezza e la tenerezza presente in
ogni tradizione religiosa; senza dietrologie e sbandieramenti per
raggiungere fini perversi. Il Natale non diventi, dunque, un pretesto
per rinchiuderci nella stretta cerchia dei nostri privilegi religiosi
per poi uscirne con le miserevoli espressioni: “Prima gli italiani
oppure solo gli italiani”. Come è evidenziato nella prima parte
dell’articolo, i “semi del Verbo” sono sparsi in ogni realtà e in ogni
persona di buona volontà. La nostra comunità parrocchiale nel
visualizzare il cammino di Avvento attraverso le varie casette, che ora
diventeranno il nostro presepe , ha voluto evidenziare la dimensione
dell’accoglienza e dell’invio: accogliere ogni situazione umana e
rendere visibili nelle nostre realtà esistenziali, con semplici gesti,
l’Amore che Dio attraverso il suo Figlio Gesù Cristo ha donato a noi.
don Ernesto,
don Michele,
don Alessandro,
don Mario,
don Giorgio